Gay & Bisex
Vacanze di Natale 2017
di honeybear
31.12.2016 |
14.297 |
5
"‘…E anche quest’anno continuo a suonare per loro..."
‘…E anche quest’anno continuo a suonare per loro. – penso mentre strimpello le prime note - La sera vengono qui nel locale. Cantano, si ubriacano, litigano… Insomma si divertono! Eh, sono in vacanza… Loro!Per me invece è diverso. Per me è dura. Molto dura. E si perché, oltre che lavorare qui tutta la sera, la notte molto spesso mi devo portare il lavoro a casa. – i miei occhi si muovono velocemente in cerca di uno sguardo complice nella sala gremita di persone che hanno appena salutato l’anno nuovo, in attesa dell’incrocio magico. Della scintilla. Ma per il momento nulla e così continuo a suonare - E vi assicuro che non è facile. È durissima…’
…Maracaiboooo, mare forza noveeee…
Il pubblico impazzisce e si scatena nell’ennesimo ballo sfrenato, sperando che la positività del capodanno li accompagni per i prossimi 365 giorni. Anche io vorrei festeggiare al termine del veglione, portarmi a casa un po’ di lavoro extra, ma stanotte il mio radar sembra fuori uso.
Nemmeno gli annunci pubblicati sui vari siti dedicati hanno sortito l’effetto sperato… Andare in bianco la notte di capodanno disonorerebbe anni di una carriera faticosamente costruita… Oltre che contravvenire alla tradizione che recita ‘ciò che fai a capodanno lo fai per tutto l’anno’…
Eppure il mercato sembra vario e promettente: i due moraccioni al tavolo con le rispettive fidanzate sono atletici, alticci al punto giusto e davvero niente male. Il biondino fighetto, tutto muscoli e niente cervello, che ostenta il suo Rolex e si fuma una Marlboro Llight dietro l’altra, idem. Anche il nerboruto camionista che ha vinto la vacanza premio con la moglie mi attizza non poco. Vediamo… Poi c’è quel ragazzotto in compagnia della sua famiglia sua e di quella della ragazza, che mi pare decisamente bono… Che sfiga! Si è appena alzato e sta andando via con il padre. Fosse rimasto almeno il genitore…
Il cameriere che mi serve l’ennesimo flute di champagne non demorde: “Buon Anno Billo…” mi sospira.
“Buon Anno a te…”
“Stanotte, quando smonti…”
“Andrò a letto a dormire!”
“Se invece vuoi…”
“Intendi se voglio avere anche quest’anno un incontro ravvicinato con il signor Pasin tuo padre!? Un incontro come quello dell’anno scorso quando ci siamo infrattati con la tua macchina e, nel bel mezzo del pompino che mi stavi facendo sotto casa tua, ho rischiato di essere corcato di botte?”
“Beh… Quest’anno potremmo essere un po’ più prudenti…”
“No grazie! Direi che ho già dato…” e con questo considero chiusa la conversazione e riprendo l’ispezione visiva nonché il brano successivo.
Purtroppo il locale si sta lentamente svuotando. Chi si ritira in camera. Chi invece, dopo l’ennesimo scambio di auguri, si dirige al parcheggio, sale sulla sua macchinina e se ne va a nanna a smaltire i postumi della sbronza per essere in piena forma e pronto a regalarsi la prima sciata dell'anno.
Le luci si abbassano. Il direttore dell’albergo mi paga la serata e mi congeda nel solito modo sarcastico: “Bravo Billo! Li hai fatti divertire e non mi hai piantato i soliti casini degli altri anni! Stai diventando grande o stai diventando vecchio?”
“Buon Anno anche a te Osvaldo!”
Raduno i miei spartiti e, scazzato e sconsolato, mi preparo a levare le tende:
“Hai già finito di suonare?” è una voce baritonale quella che chiede.
Mi volto di scatto.
Ma dove cazzo si era nascosto questo pezzo di figo!? Possibile che il mio radar non l’avesse intercettato?
È sobrio ma non troppo. Ma soprattutto è divinamente bello!
Occhi chiarissimi incorniciati in un viso dai lineamenti marcati e virili. Labbra carnose avvolte da un leggero filo di barba.
E poco più sotto il paradiso…
Dalla giacca aperta, il papillon penzola a lato del collo della camicia che, sbottonata sul petto, lascia intravedere un addome potente rivestito da un tappeto di muschio nero e lucido che me lo fa rizzare all’istante nelle mutande…
“Sì… Sono le 4.00 passate e vorrei andare a riposarmi… Domani, cioè oggi, per voi è festa ma per me…” non mi lascia il tempo di finire.
“Se non puoi suonare, allora fermati a bere!”
“Veramente dovremmo chiudere” ci intima il cameriere.
“Mi sembra una situazione delicata! Vai pure: mando subito un messaggio a Osvaldo per informarlo…”
“Ma Billo… Veramente Osvaldo si è raccomandato di…”
Faccio fatica a convincere il ragazzino a levarsi dai coglioni ma, quando c’è d’aiutare il prossimo so essere molto persuasivo.
Visibilmente commosso e dopo avermi ringraziato, il manzo continua la sua Beautiful: “…Quella stronza! Stava limonando con un’altra… Un’altra capisci!?!? – la confessione non mi scompone un capello – Sono salito in camera perché non arrivava più…” si agita sulla sedia tossicchiando.
“E alla fine l’hai trovata!” allungo la mano stringendo la sua in segno di conforto e mi verso dello champagne. Un musicista di piano bar è come un buon barista: per prima cosa deve saper ascoltare…
“Fosse solo quello! Ho trovato un’intera processione. Ti giuro sembrava una barzelletta. Sbucavano da ogni dove: bagno, armadio, sotto il letto…”
“Un’orgia in piena regola!”
“A cui non sono stato invitato, cazzo! E vuoi sapere la beffa!?”
“Sono tutto orecchi…”
“Buon Anno ha avuto anche il coraggio di augurarmi…”
“Gran senso dell’umorismo – sorrido immaginandomi la scena - Vedrai che dopo una bella dormita riuscirai ad affrontare le cose con maggior chiarezza e serenità…”
“Io in camera da quella non ci torno! – si versa un altro bicchiere - Magari stanno ancora festeggiando… Puttane! Puttani…”
“Beh…” lo guardo.
“Beh, cosa?”
“Se vuoi… Ecco… - mi gioco il tutto per tutto: se è ubriaco come credo ed emotivamente debole, non ricorderà nulla di quanto potrebbe potenzialmente accadere da ora in avanti - …Potremmo festeggiare anche noi…” e allungo una gamba sotto il tavolo andando letteralmente a tastare il terreno. La sollevo percorrendogli tutta la gambe e poi mi fermo lì!
Dapprima un leggero solletico. Lui mi guarda incredulo ma non si ritrae.
Strofino le dita del piede con maggior vigore intorno alla zona del pacco che risponde prontamente all’invito. Mi sorride e si protende verso di me. Io faccio lo stesso. Mi afferra la cravatta disfatta. I nostri visi sono a pochi millimetri di distanza. Le labbra si sfiorano.
“Festeggiamo allora…” e la sua lingua bagnata scatta affondando nella mia gola. I baci si susseguono caldi e appassionati. Tentiamo più volte di metterci in piedi ma il tasso alcolico non ci aiuta. Quando finalmente guadagniamo la posizione eretta, gli prendo la mano e lo accompagno verso il pianoforte.
“Ma…”
“Non hai detto che dovevo suonarti qualcosa?” mi siedo, sollevo il coperchio e inizio a strimpellare il primo brano che mi viene in mente. Le note sono piuttosto ovattate, visto che ho scordato di aprire la cassa armonica, tuttavia l’effetto è sorprendente: inizia a baciarmi e leccarmi soffermandosi nell’incavo tra il collo e la spalla. Deglutisco e mi rendo conto che fatico parecchio a mantenere la concentrazione… Ancor di più quando mi sussurra: “Queste non ti servono…” alludendo a giacca e camicia che mi fa scivolare lungo le spalle. Inebetito per quanto sta accadendo (ben al di sopra delle mie più rosee aspettative), mi ritrovo a torso nudo a suonare per un perfetto sconosciuto che continua imperterrito a baciarmi sul collo.
Inizio a sbuffare quando le sue mani scorrono lungo le spalle per ricongiungersi alle mie che faticano a muoversi agili sui tasti. Sulla schiena sento la pressione di un cazzo prigioniero che implora disperatamente libertà.
Smetto di suonare.
Mi giro e appoggio il naso sulla cerniera. Lo strofino lentamente. Bacio e lecco la stoffa che imprigiona il povero uccellone. Sento il suo proprietario gemere e piegarsi verso di me per baciarmi dolcemente i capelli.
Faccio per alzarmi dallo sgabello. Lui non me lo impedisce ma guida i miei movimenti. Mi passa le braccia forti sotto le ascelle. Le dita ruvide strizzano a dovere i miei capezzoli mentre si preme ostinatamente contro di me. I baci e le slinguate non smettono mentre le sue mani guadagnano velocissime la zona dei miei fianchi. Slacciano la cintura, abbassano la zip e in un attimo calano pantaloni e slip insieme alle calze. Sono completamente nudo e appoggiato a lui che, lentamente mi scappella l’uccello iniziando a menarlo.
Lo sento diventare duro mentre la sua mano scorre sulla pelle vellutata. Mi mordo le labbra titillandomi i capezzoli duri come il marmo.
“Siediti e riprendi a suonare…” mi ordina dolcemente dopo avermi accarezzato tra le chiappe.
Ubbidisco, incuriosito ed infoiato da come si stanno mettendo le cose.
Si posiziona alla coda del pianoforte iniziando a toccarsi. Stringe forte il pacco, mostrandomi quanto è duro ed eccitato e da lì risale verso l’alto. Le sue mani si muovono lente e sicure provando a disegnarmi le sue forme divine attraverso la stoffa del costoso completo. Agita il bacino e ondeggia il capo come il più consumato degli spogliarellisti mentre si sfila la giacca. Finisce di aprirsi la camicia calandosela sapientemente sulle spalle. Si abbraccia la tartaruga pelosa per raggiungere i pettorali scolpiti.
Si gira di scatto e, semplicemente scuotendo le braccia, si leva la camicia bianca che rivela il bacino stretto che, salendo, si allarga alla granitica zona dorsale.
Deglutisco mentre sento la mia cappella bagnarsi e strusciarsi ritmicamente contro il legno della tastiera.
Mancano i pantaloni…
Con una mossa perfettamente sincronizzata (fatico a capire come ciò sia possibile dato che non siamo esattamente sobri. Ma forse l’acool in corpo rende possibile l’impossibile!) salta sulla coda del pianoforte mentre i pantaloni finiscono a terra.
A quel punto l’apoteosi.
Si sdraia sul piano sollevando il bacino verso di me.
Inizia a dimenarsi mentre gioca con l’elastico degli slip: in un gioco torbidamente sensuale lo fa salire e scendere come se li volesse togliere. Le sue mosse rivelano il folto pelo pubico e l’attacco della sua banana che, matura, chiede di essere sbucciata. Ma non è ancora il tempo. Si agita ansimando come se stesse scopando con qualcuno d’immaginario. È nel momento dell’orgasmo che l’intimo si sfila rivelando tutta la bellezza di quel tronco nodoso che si staglia dal pelo nero.
Si mette a pancia sotto strisciando verso di me.
Mi bacia dolcemente: “Alzati… Voglio succhiarti il cazzo adesso!”
Non chiedo di meglio. Se lo lascia scivolare in bocca iniziando a lapparlo a dovere. Lo sento farsi ancora più grosso e duro nel suo palato quando, bloccandogli con fermezza la testa, gli impongo il ritmo della scopata di bocca. Ansimo come una cagna in calore mentre, nelle pause tra le varie spinte, glielo sento lavorare con la lingua fradicia.
Lo lascio fare ed allungo le mie mani per guadagnare il suo culo sodo e morbido. Strizzo e massaggio per bene i due cocchi pelosi, separandoli e pizzicandoli con delicatezza.
Si sfila per un attimo l’arnese di bocca per sussurrarmi qualche sconcezza: “Sei davvero un troietta coi fiocchi… - mi sorride - …Sai perfettamente come sedurre un uomo…”
Immagino che sia lo stato di ubriachezza che gli fa uscire di bocca queste stronzate, ma direi che posso anche tollerarle visto il divertimento che sono riuscito a procurarmi.
“Vediamo se oltre a sedurlo sei anche capace di soddisfarlo…” si mette in ginocchio sulla cassa armonica piantandomi davanti agli occhi la sua mazza. Oscilla ritmicamente in attesa di essere accolta dalla mia bocca. Non la faccio aspettare: la scappello con i denti e me la ingoio per godere del sapore acre del suo liquido pre-cum. Glielo succhio in ognuno dei modi che la fantasia e l’eccitazione del momento mi suggeriscono, e ad ogni slinguata sono gemiti di piacere che il mio amante gorgheggia: “Ehi… Vacci piano, troia! Se continui così mi lascerai senza fiato… E senza uccello!”
Eh sì, devo ammettere che ha ragione; del resto la fame è tanta ed un miracolo del genere non me lo sarei aspettato mai!
“Mmmm… Sei proprio una femmina ingorda… E so io cosa ci vuole per domare le troie insaziabili… Aiutami a scendere!”
Si posiziona dietro di me. Le mani sui miei fianchi mi invitano a piegarmi in avanti e a divaricare leggermente le gambe. Mi si schiaccia sopra iniziando a mordicchiarmi i lobi delle orecchie per poi passare a baciarmi sul collo. Reclino il capo in avanti sospirando mentre mi godo il solletico dei suoi peli sulla schiena e sulle gambe. Il suo uccellone si è fatto largo tra le mie chiappe. Le percorre e ripercorre da cima a fondo mentre una mano mi sta masturbando.
“Adesso te lo pianto nel culo per scoparti come meriti. – si solleva rapido - Voglio che mentre ti fotto tu continui a suonare!”
Le mie dita sono appoggiate sul tappeto bianco e nero della tastiera quando la cappella punta il mio buchino. Iniziano a suonare le prime note quando sento il glande sfaldare la fragile corona della mia rosellina e poi uscire. Stringo i denti per non gridare tutto il mio dolore e il mio piacere mentre mi sforzo di ricordare lo spartito che sto eseguendo.
Sono al ritornello della prima strofa quando la sua cappella si ripresenta all’ingresso del mio f(i)orellino. Ed è il preludio al crescendo del brano l’ingresso dell’intera mazza nel culo. Entra con un colpo secco e deciso che mi fa vacillare. Le pareti del retto sono tese e ansiose di continuare l’esecuzione della sinfonia. E lui certo non si tira indietro. Anzi lo fa, ma solo per iniziare a spingere ritmicamente e violentemente il suo bacino e le sue palle contro i miei tamburi pelosi, bramosi di sentirsi schiaffeggiati da quelle sacche enormi e bollenti che aspettano di riversare il loro contenuto dentro di me. Ad ogni colpo un gemito, un lamento, un ringhio animale a seconda che si tratti di un pianissimo, di un piano, di un forte o di un fortissimo.
Ed è così che terminano l’esecuzione del brano e la scopata: con un fortissimo.
Un fortissimo di tutto: le note che escono dalla cassa armonica di legno scuro, il caldo piacere che, a fiotti, si riversa nelle mie viscere mischiandosi ai miei umori e che è accompagnato da un urlo di puro animalesco piacere.
Lo sento ritornare piccolo prima di sfilarsi completamente. Ansima ancora ed è sudato fradicio quando mi fa voltare verso di lui.
“Congratulazioni! Davvero un’ottima esecuzione, troia!” e mi attira a sé riprendendo a baciarmi mentre si siede al mio posto. Mi solleva di peso e, dopo aver abbassato il coperchio a protezione della tastiera, mi ci fa sdraiare sopra con le gambe spalancate appoggiate sulle sue spalle forti. Con la lingua mi pulisce il buco dov’è appena stato, raccogliendo quanta più sborra gli riesce.
In quella posizione non esattamente comoda, finisco di masturbarmi, sollazzandomi con le sue cure. È un bacio al sapore di sperma quello che mi regala mentre a mia volta raccolgo il mio seme in una mano che strofino intorno alla sua bocca.
“Sei davvero zoccola dentro… - il suo sorriso è soddisfatto e furbo al tempo stesso - …E io ho ancora bisogno di essere consolato per quello che mi ha fatto l’altra zoccola, quella che c'è di sopra…”
“Beh… Io abito poco lontano dall’albergo. E ho un comodo letto matrimoniale…”
“Hai anche un pianoforte?”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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